Spensieratamente, fino dai tempi della scuola, le vacanze evocano in noi l’immagine gioiosa di un tempo finalmente proprio, libero da maestri, da capi ufficio o reparto, da quotidiani comandanti e comandamenti, da orari obbligati e così via. Pensiamo le vacanze come tempo da dedicare a noi stessi, al divertimento o all’ozio.
Ma è veramente così? Davvero siamo padroni di noi stessi almeno il tempo di una vacanza?
Se si analizza criticamente la questione subito appare evidente quanto le vacanze comunemente intese, lungi da essere tempo liberato, siano piuttosto tempo concesso, l’ora d’aria nel cortile della meta-produzione. Così, nel tempo, tramite l’idea di vacanza, le necessità della produzione, del profitto e del consumo, sono andate via via modificando e uniformando la percezione individuale e collettiva del concetto di libertà, inteso come fruizione del proprio tempo e relazione con l’esistente.
Apparentemente senza soluzione di continuità, siamo passati dalle ferie agostane di massa del periodo del boom economico, i famigerati esodi forzati, ai resort tutto compreso in posti esotici low cost dell’attualità: in realtà, la progressiva trasformazione dei nostri desideri e dei nostri comportamenti in relazione alla vacanza segna l’esito di un conflitto nel quale l’io singolare viene a scontrarsi con l’io producente, un non-io collettivo dove la costruzione dell’individualità si traduce consumisticamente nella stereotipa e frigida accumulazione di “must” necessari all’acquisizione di uno status che riveli immediatamente quale luminoso essere siamo.
Per questo non-io che riduce la libertà a vacanza il tempo proprio è semplice illusione, credenza non giustificata. La piacevole sensazione che sembra darci una momentanea evasione dalla routine è apparenza che nasconde in realtà un banale scivolamento comportamentale: nello stato mentale vacanziero non si passa dall’obbedienza alle regole invernali alla loro critica o negazione, semplicemente le regole invernali vengono sostituite da regole estive, altrettanto rigide, però soleggiate.
Con il pacchetto libertà all-inclusive abbiamo la possibilità di produrre e consumare mantenendo l’illusione di “ricaricare” prima di riprendere a produrre e consumare.
A ben vedere quindi, anche una rassegna come questa, “vacanze”, che vuole essere leggera e divertente, può offrire spunti interessanti riguardo la costruzione dell’autonomia individuale, del rapporto fra sé e il proprio tempo, fra il proprio tempo e la fruizione di esso, fra tale fruizione e il vivere, al di là del particolare contenuto di ogni singolo film proposto.
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