“Io non volevo solo partecipare alle feste,
io volevo avere il potere di farle fallire”
Non è un caso se, anche questa volta, un nutrito gruppo di persone ha deciso per l’ennesima volta di riappropriarsi di un momento e di un luogo dove da anni incontrarsi, passare del tempo insieme, costruire e allacciare nuovi rapporti, cercando di condividere e mantenere sempre viva la nostra tensione a rovesciare ciò che ci viene quotidianamente imposto, è reale e tangibile.
Non è un caso se tentare di impedire lo svolgimento di un momento come questo sia totale interesse dei servi dello Stato, tanto da blindare completamente il litorale della spiaggia della Margonara dove da circa otto anni si tiene la festa del Moloverde.
Nato come un momento di ritrovo per impedire l’ennesima colata di cemento e il conseguente stupro della costa del ponente ligure, il Moloverde è rimasto negli anni luogo e momento di scambio e confronto tra diverse realtà permettendo di vivere esperienze concrete e creare legami indissolubili.
Nel corso degli anni sono state molteplici le iniziative, caratterizzate da diversi temi e attività che hanno dato la possibilità a diverse persone di ritrovarsi in quel piccolo pezzo di costa.
Comune denominatore negli anni di realizzazione di questi eventi è sempre stata la presenza della musica, come momento di espressione di quello che abbiamo dentro di noi.
Attraverso la musica impariamo a conoscere noi stessi, le nostre emozioni diventano più tangibili e le nostre tensioni possono prendere forma. Rompiamo ogni legame con tutto ciò che di opprimente ci circonda, lasciando da parte tutte quelle dinamiche di controllo che rendono la nostra vita piatta come lo smartphone che abbiamo in tasca.
Da questi momenti è sempre nata la necessità di stringersi intorno a chi costantemente decide di attaccare questo sistema putrescente con l’azione diretta, infatti come ogni anno il sostegno è stato indirizzato ai prigionieri e alle prigioniere.
Non sarà un caso se momenti come questi verranno riproposti, nonostante le costanti minacce di denunce paventate come al solito dai penosi giornaletti locali.
Proprio in situazioni come queste si impara a far fronte tutti assieme ai colpi bassi sbirreschi e anche questa volta si è dimostrato che con la determinazione e la condivisione si possono perseguire e raggiungere (anche solo per una notte) obiettivi che mirano a far breccia nella routine angosciante della società che cercano di imporci.
Un grande ringraziamento va a tutti coloro che si sono sbattuti, hanno suonato e hanno contribuito a creare questo Moloverde hardcore in trasferta!
Alla prossima……stay hardcore!!!!!