Aperitivo solidale di strada

Venerdì 9 giugno

Aperitivo di strada  dalle 19 nella piazza Senarega, Caruggi, Genova

Serata a sostegno delle spese legali dei compagni e delle compagne dello spazio di documentazione e contro-informazione “Fuori luogo” di Bologna, finiti sotto processo e assolti dall’ennesima associazione a delinquere costruita dalla polizia per colpire le lotte e i compagni.

A chi si ribella e si rivolta contro questo sistema, contro questo infame macchinario del capitalismo moderno che ha reso l’uomo servo, che sfrutta, massacra, inquina, distrugge e saccheggia la terra con la guerra, il potere risponde con la forza della repressione…

E quando per zittire la rabbia non bastano le manganellate della polizia nelle piazze, allora le forze dell’ordine colpiscono anche spazi e collettivi che praticano e portano avanti percorsi di libertà.

Colpiscono con provvedimenti come l’associazione a delinquere, storpiando completamente la realtà dei vissuti e le esperienze libertarie degli spazi, trasformandoli negli atti giudiziari in organizzazioni gerarchiche con ruoli, capi, servi e adepti, come solo le menti bacate, ottuse e stereotipate della autorità possono immaginare, perché non possono immaginare altro.

Colpiscono gli spazi e i collettivi che praticano la libertà, in quanto pericolosi e sovversivi, perché in questi le idee, gli ideali anarchici non restano ad attendere, come vorrebbero loro, non restano delle semplici utopie, ma attraverso l’autorganizzazione e l’autogestione diretta degli individui e delle persone e il sovvertimento del presente e dei propri rapporti si concretizzano nell’immediato in un altro modo di vivere possibile.

Colpiscono con provvedimenti e menzogne che spesso non stanno in piedi neppure di fronte ai loro giudici, per ottenere la chiusura degli spazi e arresti, per tentare di fermare così la rabbia e la rivolta. .

Ma dopotutto a noi cosa importa se chiudono uno spazio quando se ne aprono degl’altri, quando noi abbiamo realizzato, sperimentato e vissuto i nostri sogni, che portiamo avanti, e quando ormai le nostre idee, i nostri ideali cavalcano già le ali delle tante tempeste che si alzano nei cieli per finirgli contro e tirarli sotto? Nulla!

Quello che conta però è che contro il potere tutto si può e che un altro modo di vivere è possibile!!!

Destroy the system! Per l’Anarchia!

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[6 maggio] Presentazione del giornale anarchico “Vetriolo” al Mainasso Occupato a Genova

Sabato 6 maggio 2017
Presentazione del giornale anarchico “Vetriolo”

“Occorre che gli anarchici superino alcuni vecchi limiti centenari che ormai sono solo una palla al piede. Non ha più senso la dicotomia fra chi è sociale e chi è antisociale: il mio attacco individuale cospira in una condizione generale che farà sì che la scelta dell’azione diretta sarà una svolta di massa necessaria di fronte alla fine delle mediazioni. C’è invece una dicotomia che andrebbe riscoperta. Perché di fronte a questa ci sono due modi di agire e di pensare totalmente differenti. E’ la distinzione fra chi, ancora oggi, cerca di costruire, sebbene con altri nomi, i vecchi fronti popolari, e chi invece cospira per diffondere l’Internazionale”

Presentazione e discussione alle ore 17.00.
A seguire apericena.

Mainasso Occupato
piazza Santa Maria in Passione 6 – Genova

Per informazioni e contatti:
vetriolo[at]autistici.org / ilmainasso.noblogs.org

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SULL’APOLOGIA…

“LA LEGGE E’ LEGGE!” ( Totò )

Di questi tempi è difficile trovare un giusto equilibrio nelle parole per non scadere in un linguaggio da garantismo ed allo stesso tempo esporre questioni ed eventi che coinvolgono compagni e compagne anarchiche.

E’ capitato e capiterà spesso di ritrovarci a discutere di repressione e compagne/i inquisiti e/o indagati non solo per fatti specifici, ma per aver espresso e sostenuto idee e pratiche anarchiche. Pensiamo che ciò, in gran parte sia semplice e diretta espressione della forza autoritaria e legislativa dello Stato.

Da anarchici, che sia con uno scritto, un manifesto, una pubblicazione, certe idee e pratiche non ci interessa condividerle al teatrino della libertà democratica. Non ci rapportiamo al diritto concesso di esistere nel ventre di una società costruita a modello di dominazione, come nell’ordine democratico, non ci riferiamo alla libertà di espressione come rivendicazione minima in un contesto di prevaricazione così esteso e generalizzato. Leggi e codici penali sono dei limiti per loro principio, concepiti per il mantenimento dell’ordine statale. L’affinamento e l’evolversi del controllo (di cui il senso percepito è più alto del reale grazie al lavoro mediatico e alla riproduzione sociale di questo sentimento nel quotidiano) e della repressione ha per sua volontà un procedere inesorabile e continuo, al di là del livello di conflitto interno esistente.

Nel fronte interno mantenere viva la percezione di pericolo aiuta il sistema a favorire la delega da parte dei cittadini alla gestione dello stesso agli organi dello Stato, così, soprattutto a livello mediatico, incalzare ed esasperare il delirio securitario diventa una prassi tesa al mantenimento dello stesso. La gestione delle opinioni di massa diventa quasi di minoritaria importanza rispetto alla gestione delle sue emotività. Nella società tecno industriale che stiamo vivendo diventa minoritario anche il problema del consenso. Nella sua fragilità sociale, oltre che intellettuale, la creazione del consenso non è più fondamentale per il sistema, lo dimostra, in Italia, l’andamento di un governo che per 6 anni rimane tecnico, dove la destra si fa spazio incanalando la frustrazione e il malcontento del popolino. Si potrebbe dire che lo Stato ottiene il consenso tramite il lavoro di creazione e gestione delle emotività delle masse e il suo utilizzo a propria necessità, e sempre a difesa degli interessi delle classi ricche.

Chi crede nel Governo democratico potrebbe sostenere che le impennate repressive odorino di totalitarismo. Pensiamo invece che il totalitarismo, come è stato il fascismo, sia una forma di governo temporaneo scelta quando la forma principe del dominio, ovvero la democrazia e la sua finta etica perbenista ed egualitaria, non riesce più a garantire le funzioni di stabilità, progresso ed accumulazione di capitale.

In questo senso, l’instaurarsi di un totalitarismo non ha più bisogno del consenso politico. Nella società attuale vive forte un consenso al governo in quanto tale, ovvero all’idea di farsi gestire e governare interamente l’esistenza, dal punto di vista sociale, politico, dal punto di vista medico (società che ci ammala e medicalizza), dal punto di vista economico. Questo ottenuto sulla fragilità delle esistenze degli individui, sempre più indotti ad un senso di esasperazione, incapacità e non adeguatezza, che vede garantita la sicurezza della propria sopravvivenza, ed una idea di libertà, al costo della morte, delle deportazioni, dello sfruttamento delle popolazioni e della trasformazione in lager di interi continenti.

Così, conseguentemente a determinati eventi la democrazia rivela la sua natura. Versione in guanti bianchi di regime che continuamente al suo interno affina sistemi e modalità di controllo inesorabilmente, così come nella sua fisiologia implica la repressione di ciò che viene considerato scomodo. Al suo esterno si rapporta nel gioco di potere con altri Stati democratici o no, dove il governo militarmente ed economicamente più forte la fa da padrone.

Quello che interessa al dominio è scoraggiare e dissolvere il percepito potenzialmente pericoloso alla sua esistenza, in un gioco di rapporti di forza, che solo con la forza si alterano.

Per questo oggi ciò che viene ulteriormente criminalizzato e perseguito è il libero pensiero. Percepito pericoloso dal Sistema così come l’esprimere chiaramente determinate idee e concetti di solidarietà e sostegno. Ultimamente, rispetto alle associazioni a delinquere di cui svariati compagni sono stati incriminati, che si basavano su fatti specifici, oggi il salto repressivo prevede che l’espressione delle idee anarchiche, anche attraverso giornali, articoli ecc. diventi prova di partecipazione ad un presunto sodalizio o associazione terroristica o comunque perseguibili di per sé. Recentemente infatti è stato potenziato l’articolo 414 c.p. “istigazione a commettere reati, con l’aggravante della finalità di terrorismo”. Per inasprire le pene contro chi viene accusato di istigazione a delinquere per avere espresso idee anarchiche e di apologia di atti di terrorismo per chi apertamente sostiene atti di liberazione e di attacco.

Se all’esterno depreda, conquista, compie genocidi, devasta le vite ed i territori in nome del profitto, all’interno lo Stato si arma anche contro li dissenso. Oltre a colpire direttamente cerca di isolare e parcellizzare gli atti di liberazione e giustizia sociale. Anche contro chi sostiene eticamente l’azione diretta è prevista una punizione penale. Il codice penale italiano prevede l’articolo 414 cp.

Sono vari i casi in cui abbiamo visto applicare questo tipo di accusa con rinvio a giudizio, uno quello di un compagno genovese accusato in relazione ad uno scritto solidale con la gambizzazione dell’allora amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, titolato “a chi non si dissocia”, in risposta al testo di presa di distanza dall’azione “i puntini sulle i” circolato subito dopo il fatto negli ambienti antagonisti. Non si tratta del primo caso di procedimenti di questo tipo, ricordiamo la situazione di altri compagni, con condanna in appello, nell’ambito del processo per l’Operazione Shadow, che ha già visto 3 condanne a tre anni per la pubblicazione KNO3. Altri due compagni sottoposti a giudizio a marzo 2016 e assolti, in merito ad uno scritto del 2014 di Nicola Gai. Un altro caso in Trentino di un compagno condannato in primo grado per un articolo comparso sul giornale “Invece”. Ancora un avviso di conclusione indagini nei confronti di alcuni anarchici a Palermo per la diffusione di alcuni manifesti murali e altre pubblicazioni.

Leggere questi eventi con una prospettiva critica che si limiti all’argomentazione della libertà di espressione oltre che essere un approccio da garantismo dei diritti, sarebbe molto parziale, in quanto non evince la causa scatenante dell’incremento repressivo, ovvero il senso del discorso espresso, l’argomento trattato: cioè l’azione diretta distruttiva, l’azione rivoluzionaria, l’abbattimento dell’ordine democratico. Ciò che interessa mettere a tacere al dominio è la divulgazione del potere distruttivo e liberatore dell’ azione, nel tentativo di oscurare la possibilità della sua riproduzione. Diventa pericoloso ciò che esprime e sostiene l’azione contro il dominio e i suoi uomini.

Cerchiamo sempre di progredire, analizzare e migliorare le esperienze passate anche se a volte non è facile nella carenza di organizzazione che connota il presente. Assistiamo a volte ad una virtualizzazione della vita, oltreché della lotta nella quale si rappresenta lo spettacolo della rivolta per poi prestarsi a letture politiche strumentali finalizzate a differenziare la legittimità o meno delle azioni.

Non ci stiamo.

L’azione anarchica contro le strutture pari a quella contro gli individui fa parte di un percorso di emancipazione e di liberazione. La solidarietà ai compagni che subiscono la repressione dello Stato e dei suoi apparati, la complicità ideologica, come la riproducibilità dell’atto, sono alcuni dei passaggi di questo percorso, nella ricchezza della lotta multiforme. Dove per multiforme non si intende la necessità di includere pratiche riformiste nell’esperienza rivoluzionaria, ma piuttosto l’esprimersi in varie forme, ma sempre secondo una logica di incompatibilità e conflittualità con il potere e le sue diramazioni, senza dare spazio al recupero.

Di certo non arriveremo ad adempiere alla pretesa censura delle nostre idee e del pensiero anarchico, piegandoci a ciò che non da fastidio e preoccupazione allo Stato, dando sponda solo al “bel pensiero” e alla “bell’idea”, stando comodi nei salotti della pace socialdemocratica, spolverando gli scaffali storici dell’anarchismo e visitando il museo della lotta armata. Anzi, è importante che modi e metodi vadano proporzionati dall’astuzia e dall’attenzione di chi è coscientemente in una posizione sovvertitrice dell’esistente per rispondere in modo coerente a questa imposizione. E’ importante confrontarsi sulle dinamiche della repressione sia per non cadere nella trappola dello Stato che per diffondere determinazione e non timori.

Senza scadere nel dogmatismo, isolandoci e privandoci della possibilità di incontrare e conoscere nuovi compagni di lotta, nella lotta, e senza prestare il fianco alle gerarchie informali di movimento e a pericolose strumentalizzazioni di chi ritiene che un metodo di lotta offensiva vada bene un giorno e l’altro no, in un posto e nell’altro no, in tanti si ma non in pochi, fatto da certi si da altri no, e così via…

Continueremo ad esprimerci e portare alto il valore della lotta. Solidarizzare con i compagni prigionieri e sostenere ogni attacco contro l’autorità e il dominio tecno-industriale ed ogni atto di rivolta e sovversione. Perché in questo modo ci sentiamo vivi…

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Indirizzo Tattoo Circus benefit Croce Nera Anarchica

La Tattoo Circus di sabato 22 ottobre e domenica 23 ottobre si svolge in:

VIA DEI GIUSTINIANI, 66

Nel centro storico, parallela a via San Bernardo e via Canneto il Lungo, lato levante di via San Lorenzo.

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Genova, 22/23 ottobre 2016 – Tattoo Circus a sostegno della cassa Croce Nera Anarchica e in solidarietà agli arrestati nell’operazione “Scripta Manent”

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Comunicato in solidarietà agli arrestati del 6 settembre 2016 – Operazione “Scripta Manent”

Nella guerra sociale…
La politica economica guerafondaia odierna sperimenta armi nucleari sui territori ed utilizza armi chimiche sulle popolazioni, lavora alla creazione di sub-umani robotici come I-CUB o protesi tecnologiche in utilizzo/dipendenza/controllo delle masse indottrinate alla paura, saccheggia i terittori proficui ai suoi interessi e gestisce le conseguenti migrazioni umane individuate come risorsa da spremere, rinchiudere o ammazzare, dipendentemente dalle situazioni, dai periodi o dal caso.

…ognuno fa le sue scelte
Non possiamo che rifiutare questo ordine mortifero imposto dagli Stati e dal Capitale in nome del potere e del profitto. La scelta consapevole di attaccare questo sistema diventa l’unica alternativa coerente per la nostra etica anarchica di rifiuto del dominio e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura. Il conflitto diventa, tramite l’utilizzo della violenza rivoluzionaria e dell’attacco con l’azione diretta , espressione di emancipazione e pratica di liberazione.
Dal canto suo l’ ordinamento statale e le sue articolazioni armate lavorano costantemente al mantenimento dell’ordine e si impegnano nella repressione di ogni forma di espressione dell’idea e della lotta anarchica.
Questa ennesima operazione repressiva contro gli anarchici e gli arresti che ne sono conseguiti, sono la dimostrazione che il potere e l’autorità non attendono “tempi maturi”. Per lo Stato è sempre il tempo di agire, con i mezzi di cui dispone.
Così mentre lo Stato gioca le sue carte, con le sue elucubrazioni poliziesche raccolte in inconsistenti manovre giuridiche partorite dai mercati Tribunali e farcite dal bieco lavoro mediatico, chi sceglie di non buttare il mazzo, continuerà a mettersi in gioco, rischiarando le tenebre dell’imposto.
Lontani dalla retorica politica e dai teatrini della solidarietà pro-forma, è importante esprimere la vicinanza ai compagni arrestati e perquisiti con la forza e la determinazione che non possono essere intaccate dalle mosse della repressione.
Oggi siamo al fianco degli arrestati ed inquisiti dell’operazione “Scripta Manent” e vogliamo esprimere la nostra vicinanza anche ad Alfredo Cospito, che in regime di AS2 nel carcere di Ferrara, ha infranto le vetrate divisorie della sala colloqui in solidarietà ai prigionieri greci della CCF.

LIBERTA’ PER ALFREDO, NICOLA, ANNA, MARCO, SANDRONE, DANILO, VALENTINA E DANIELE. SOLIDARIETA’ A TUTTI GLI INDAGATI E PERQUISITI.

Alcuni anarchici e solidali genovesi

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8 luglio, Savona – Concerto hc e discussione sul reato di “devastazione e saccheggio”

8 luglio

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E’ uscito il nuovo numero de “La Peste” aperiodico genovese di critica sociale!

copertina

E’ uscito il nuovo numero de “La Peste” aperiodico genovese di critica sociale.

Come per il “numero 0”, saranno online solo copertina, introduzione (sempre la stessa) e argomenti.

Chi è interessato può richiederne una o più copie scrivendo a:

jeantarrou666@gmail.com

2 euro a copia
1 euro a copia oltre le 5 unità
+ spese di spedizione
Gratuito per i detenuti e le detenute

IN QUESTO NUMERO:

– Stato di emergenza
– Bruxelles: ovunque contro la maxi-prigione!
– La cognizione del dolore
– Non differenziamo, differenziamoci!
– Società & Psichiatria
– Il Secolo XIX e la ragion di Stato
– Requiem per un viaggio di non ritorno
– Devastazione e saccheggio
– Dichiarazione al processo per gli scontri del 6 maggio 2011
– Le età della vita
– Cercando l’impossibile

72 pagine

INTRODUZIONE:

Questo aperiodico nasce puramente come l’esigenza non rimandabile di non tacere e restare immobile rispetto a quello che ci accade e che accade intorno a noi.

Trae indissolubilmente spunto dall’esistenza nella sua totalità. Con la consapevolezza immutabile che le parole sono molte preziose, uno strumento importante nell’avvicinare le persone alla realizzazione di quel desiderio imprescindibile di esprimersi, di rivelare se stessi agli altri, ma che devono vivere dell’esperienza reale, diretta, non mediata, che se il loro suono non si accorda con essa non valgono nulla.

Le parole e i modi in cui si intrecciano sono innumerevoli, ma restano un codice. L’esperienze che compongono e danno forma e sostanza alle nostre esistenze sono infinite e uniche.
Saper utilizzare il linguaggio, non significa saper vivere la propria vita a testa alta, senza rimorsi. Viceversa la capacità di creare un vissuto degno e di realizzare esperienze significative, non ha per forza bisogno di una relativa prosa all’altezza, spesso non ha nemmeno bisogno di una singola parola.

D’altronde una buona proprietà di linguaggio, una volta acquisita, basta tenerla allenata. La vita, al contrario, non ha obbligatoriamente un’andatura progressiva; spesso è un continuo ricominciare, un costante rimettersi in discussione. La vita è fatta di scelte difficili, ridiscutibili o irreversibili. Per fortuna la decisione, più o meno conscia, di non scegliere non rientra tra quelle irreversibili. Si può prendere possesso di se stessi, in qualunque momento, in qualsiasi luogo, in qualunque condizione di salute, in uno stato di benessere o di povertà, con un percorso articolato o all’improvviso.

Chi ha deciso di iniziare questo progetto fatto di parole, testimonianze e qualche immagine è certo di aver fatto quantomeno una scelta: non essere indifferente, combattere per non esserlo mai, scuotere laddove l’indifferenza dilaga, attaccare chi vuole relegare per sempre l’umanità in questo stato di ignavia, alienazione, delega, passività e sottomissione.

Ciascuna esistenza appartiene al corpo, al cuore e alla mente che la conducono, decidendo autonomamente nella propria interezza. Nessuna istituzione, burocrazia, professore, datore di lavoro, genitore, famiglia, macchina, computer ecc. può decidere qualcosa al posto dell’individuo, nemmeno la più apparentemente irrilevante delle questioni.

Questo aperiodico uscirà quando gli pare; inizia come volontà di un singolo
individuo, ma non esclude un suo allargamento; è rivolto a nessuno come a tutti e tutte allo stesso tempo; non necessita di recintare gli interlocutori dentro categorie prestabilite, considerando le parole in rivolta una narrazione del possibile alla portata di ogni spirito che aneli alla libertà e non una mediazione tra “addetti ai lavori” e spettatori; parlerà senza schemi prestabiliti di ciò che ritiene più opportuno: attualità, storia, cose che non sono mai esistite; sosterrà a spada tratta chi lotta per la libertà e attaccherà senza compassione chi esercita un qualsiasi potere per negarla; non avrà rubriche ad argomento (es. politica, cultura, cronaca, letteratura ecc.) perché l’esistenza è unica e indivisibile e tutti i suoi aspetti concorrono fra di loro senza poter essere compartimentati come vorrebbe, invece, lo stile di vita capitalista.

La Peste vuole essere un altro strumento per rompere la noia e la rassegnazione creando un terreno di confronto che possa anche giungere a piccole forme di auto-organizzazione, senza che il desiderio o la necessità di organizzarsi (in tanti o in pochi) diventi un vincolo alla spontaneità e creatività dell’agire. Pertanto critiche, anche aspre, e suggerimenti, anche apparentemente futili, non sono solo accettati, ma anzi caldeggiati.

La Peste vuole essere l’ennesimo presidio di solidarietà a chi sceglie, nelle maniere che ritiene più efficaci e congeniali a se stesso o se stessa, di rivoltarsi contro l’autorità, contro il mondo della merce e del denaro, contro i responsabili della distruzione e della schiavizzazione del Pianeta e dei suoi abitanti, contro la tecnologizzazione dei rapporti sociali ed interpersonali, contro la società che fa del carcere il suo pilastro ed è essa stessa una prigione a cielo aperto.

La Peste vuole essere un altro sprone verso chi nutre un sentimento di riscatto e ribellione, ma ancora non riesce a praticarlo o trovarne la propria forma.

GENOVA, MARZO 2016

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Genova, venerdì 22 aprile – Presentazione libro di Belgrado Pedrini e chiaccherata sul corteo del 7 maggio al Brennero

“Non parlerò una volta tanto né di metodi né di strategie di lotta, parlerò delle emozioni che motivano e rendono necessari tali discorsi”

manifesto 2PRESENTAZIONE BRENNERO

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Presenza solidale con Carlo accusato di istigazione a commettere atti di terrorismo!

ATTENZIONE! L’UDIENZA E’ STATA RINVIATA A DATA DA DESTINARSI. PER CUI RESTA L’INVITO AD UNA PRESENZA SOLIDALE CON CARLO, MA LA NUOVA DATA VERRA’ COMUNICATA APPENA SE NE AVRA’ CONOSCENZA.

PRESENZA SOLIDALE CON CARLO presso il TRIBUNALE di GENOVA (Piazza Portoria)

Imputato con l’accusa di istigazione a commettere reati con finalità di terrorismo secondo l’articolo 414 c.p. per aver pubblicamente criticato gli autori di una presa di distanze nei confronti dell’attacco all’allora amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, ferito alle gambe dagli anarchici Nicola e Alfredo il 7 maggio 2012.

E’ chiaro l’intento dello Stato di scoraggiare e ridurre al silenzio le espressioni di solidarietà e sostegno alle lotte.

Simili procedimenti penali stanno avendo luogo in tutta Italia: il tribunale di Perugia ha condannato tre anarchici per la pubblicazione “KNO3- pagine in rivolta”; un’anarchico di Rovereto ha subito una condanna per un articolo contro il capitano dei carabinieri Pierpaolo Sinconi; due anarchici, al tempo detenuti, sono stati inquisiti dal tribunale di Bologna per un comunicato uscito dal carcere; recentemente anarchici di Palermo sono stati denunciati per affissione di manifesti contro radar e antenne del MUOS e in solidarietà a Nicola e Alfredo; mentre a Udine risulta aperta un indagine per la diffusione di manifesti in solidarietà a Nicola e Alfredo e contro la polizia.

Per continuare a sostenere che chi vive di guerra come Finmeccanica e le sue controllate non potrà mai trovarsi al riparo dalle armi della critica e dalla critica dell’azione diretta.

Per ribadire che nessuna legge ad hoc potrà impedire il diffondersi della solidarietà nei confronti di chi attacca il dominio e i suoi piani di morte e sfruttamento.

tribunale

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